20 anni di Pensieri Quotidiani tratti dall'Opera di Omraam Mikhaël Aïvanhov
Luce Senza Fine - Aïn Soph Aur, al di là della sefirah Kether
Nell'Albero sefirotico, al di là della sefirah Kether, i kabbalisti menzionano uno spazio che hanno chiamato Aïn Soph Aur: Luce Senza Fine. Quello spazio è impenetrabile: è l'Assoluto, il Non manifesto di cui non si ha alcuna nozione e di cui Kether – in quanto Dio manifestato – è un'emanazione. La Divinità, così come i kabbalisti la comprendono, è al di là della luce e delle tenebre, al di là dei mondi creati. E per poter esprimere ancora meglio il mistero della Divinità, al di là di Aïn Soph Aur i kabbalisti hanno concepito una regione che hanno chiamato Aïn Soph: Senza Fine; e ancora al di là di Aïn Soph, Aïn: Senza. All'origine dell'universo vi è dunque una negazione. Ma quel “senza” che indica l'assenza, la mancanza, non significa tuttavia la “non esistenza”. Aïn non è il Niente, come taluni hanno immaginato il Nirvana degli induisti. Infatti, è esattamente l'inverso. Aïn Soph Aur, come il Nirvana, è una vita al di là della creazione, della manifestazione, ed è talmente al di là da sembrare una non esistenza. Aïn Soph Aur... Aïn Soph... Aïn... È così che i kabbalisti hanno cercato di spiegare realtà che sfuggono al nostro intendimento. Dell'Assoluto è impossibile parlare, ma dobbiamo conservarne la nozione e ringraziare Dio, il nostro Padre celeste che ci ama, ci aiuta a crescere e lavora nel nostro cuore, poiché, anche se inadeguate, le parole ci fanno presentire quella realtà.
Omraam Mikhaël Aïvanhov