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Pensiero di giovedì 28 maggio 2015

«Padre mio lavora, e anch’io lavoro (Il)» - ha detto Gesù. E questo deve essere anche il nostro lavoro

Quando Gesù diceva: «Il Padre mio lavora, e anch’io lavoro», cosa voleva farci capire? Semplicemente che anche noi dobbiamo metterci al lavoro. Ma invece di questo, gli esseri umani lasciano che Gesù lavori con il Padre suo, e loro invece si occupano di sistemare i propri affari personali, i propri interessi e le proprie distrazioni. Direte: «Ma c’è una tale distanza fra noi e Gesù! Gesù è il Figlio di Dio, è perfetto, mentre noi!... È una forma di orgoglio immaginare che si possa fare il suo stesso lavoro». Bene, pensate quel che volete, ma sappiate che Gesù la pensava diversamente. Dato che diceva anche: «Siate perfetti come il vostro Padre celeste è perfetto», o ancora: «Chi crede in me farà le stesse opere che io faccio, anzi ne farà di più grandi», significa che sapeva che l’essere umano è capace delle più grandi realizzazioni. Ma i cristiani sono esseri pigri. Anche se affermano che è per umiltà se non si impegnano nell'unica vera attività cui valga la pena dedicarsi – ossia partecipare al lavoro di Dio mettendosi al Suo servizio – in realtà non si tratta di umiltà, ma di pigrizia!

Omraam Mikhaël Aïvanhov

 

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